mercoledì 9 marzo 2011

Dall' Inchiostrino della Val Borbera di marzo


Pierino
il
sindaco

Vignole BorberaPierino era uno di quei ragazzini rompiscatole che a scuola fanno fatica a farsi degli amici. Un giorno, tanto per farsi notare dai suoi compagni, pensò di proporsi come sindaco (per lui era facile - pensava - visto che il padre era proprio il sindaco del Paese e lui andava spesso in municipio a fare i compiti). Il giorno dopo, all’intervallo, iniziò la sua campagna elettorale: attaccò dei manifesti sulle pareti della classe con il suo curriculum e alcune promesse molo allettanti del tipo: “Se mi eleggi, gli intervalli dureranno quaranta minuti, ci saranno ventiquattro ore di ginnastica alla settimana e agli insegnanti sarà permesso di fare le verifiche solo al sabato, quando non si andrà a scuola” . Poi, approfittando del fatto che la maestra era uscita un momento, si mise alla cattedra e rivolse ai compagni il seguente discorso:
- Lavoratori compagni, votatemi e ci saranno più pisolini, più intervalli e meno interrogazioni per tutti! - I compagni di Pierino si misero a ridere e la maestra – che nel frattempo era rientrata - gli fece una sonora sgridata. Subito dopo, convocati i suoi genitori, lo obbligò a rimangiarsi tutto davanti a loro e al resto della classe che chiese all’unanimità di sospenderlo per una settimana.
Trascorsa una settimana in castigo e nel vano tentativo di convincere almeno la badante di suo nonno a votarlo, Pierino tornò all’attacco: si gettò giù dalla finestra del primo piano con una manciata di vecchi volantini dell’ultima campagna elettorale del padre (furbescamente adattati al caso suo) e si diresse verso la scuola pubblica, ma prima che potesse arrivare all’ingresso, una mano lo afferrò. Era quella di suo padre (il sindaco) che gli diede tanti di quegli sculaccioni che Pierino dovette tenere il sedere nel freezer una settimana per decongestionarsi. Nel frattempo, però, non si perse d’animo e deliberò quanto segue al nonno sordo che si trovava in tinello: CONSIDERATO che volevo candidarmi solo per farmi degli amici PRESO ATTO del fatto che non ho dato fastidio a nessuno, RITENUTO che la mia missione è quello di migliorare il Paese e, in PARTICOLARE, la scuola pubblica, VISTO che mio padre fa già il politico da anni e c’è bisogno di un ricambio generazionale, CON VOTI UNANIMI dei presenti (ovvero: io, mia sorella Ada di cinque anni e il nonno sordo, ma consenziente) DELIBERO di ridurre la mia punizione a minuti tre perché ho una campagna elettorale da portare avanti.
Firmato: il futuro sindaco del Paese.

AlessandroTeti e
Enrico Ferrarazzo,
classe IIB

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